Riflessioni

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Quando domani chiuderò lo studio, avrò esercitato la professione di Dietista per 2725 giorni. Sarà il lavoro che avrò svolto, per adesso, per il tempo maggiore e sarà anche il lavoro più ricco di soddisfazioni. Ho seguito più di quattrocento persone in questi sette anni e mezzo, dagli ultraottantenni alle bambine e ai bambini della scuola primaria, persone nate in Italia o arrivate da vari paesi: Albania, Cina, Iran, Romania, Marocco, Nigeria, Pakistan.

Quello che mi è piaciuto di più è stato ascoltarvi e veder fiorire in voi le risposte. Ascoltare le vostre difficoltà, le vostre proposte di soluzioni, gioire per i vostri successi è stata per me una gioia.

Al secondo posto, mi ha appassionato spiegare la Dieta Mediterranea, declinarla per ognuno di voi in modo che fosse facilmente vivibile, anche nei nostri giorni spesso frenetici. Ricordo che “La Dieta Mediterranea è considerata da tutto il mondo scientifico come il modello alimentare in grado di prevenire le malattie non trasmissibili. (…) Inoltre, la Dieta Mediterranea è attualmente ritenuta l’esempio di dieta sostenibile.” – CREA, Linee guida per una sana alimentazione, 2017, pag. 1098”.

Due concetti ho fatto miei grazie a voi e li condivido in sintesi: la relazione e il limite. Io credo fortemente che il cibo non sia un oggetto, ma una relazione: con l’agricoltore o l’allevatore, con l’animale che è diventato cibo o ha fornito latte o uova, con gli alberi e gli ortaggi e i cereali. È una relazione con chi il cibo lo vende, nel caso ci sia un intermediario, è una relazione con chi lo cucina o la ha cucinato per noi o con coloro per cui lo cuciniamo. Vediamo e curiamo le relazioni e sapremo riconoscere il cibo buono.

L’altro concetto è il limite. Il nostro pianeta è limitato (ha dei confini) e noi siamo limitati nel tempo (moriremo) e nello spazio (siamo in un solo posto per volta). Parliamo di noi. Nella mia esperienza nessuno ama i limiti e facciamo di tutto per provare a sbarazzarcene, tra cui, a volte, mangiare senza misura. Cerchiamo di far pace con i limiti; di più, proviamo ad apprezzarli e a darci delle regole conseguenti.

Chiedo scusa a coloro che non hanno trovato in me l’accoglienza o la competenza che desideravano.

Concludo ringraziando tutti i colleghi degli Studi Medici, ma soprattutto ringraziando tutti voi pazienti. Proprio tutti. È stato un onore per me far parte della vostra vita per un piccolo tratto e vi ho trovato tutti bellissimi nella vostra unicità.

Se avrete un dubbio che potremo risolvere telefonicamente, sarò ben lieta di aiutarvi. Poi, se mai andrò in pensione, non escludo di tornare ad esercitare la professione di Dietista. Rimarrò comunque iscritta all’ordine e, quindi, aggiornata.

 

Auguro a tutti noi di essere davvero noi stessi, rialzandoci sempre e prendendo in mano con fiducia ogni singolo giorno della nostra vita.

Buona vita

 

P. S. La foto è la mia piantina adenium obesum in fiore


Dott.ssa Erika Rossi
27 dicembre 2020
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Mi ha colpito che più di un paziente parlando del suo rapporto col cibo si definisca schiavo, perché non libero di scegliere quando e cosa mangiare, sedotto da molte allettanti offerte.

Il mio primo augurio per il 2021 è, quindi, di sobrietà. Per qualche motivo, la sobrietà, la moderazione sono state etichettate come caratteristiche sgradite, dei perdenti o dei falliti, per dirla all’americana. La sobrietà, invece, fa rima con libertà. Possiamo essere sobri nelle nostre scelte alimentari del 2021, liberi di decidere quando e cosa mangiare.

Mi ha colpito, anche, quando cerchiamo di ricostruire le abitudini alimentari, che spesso emergano dei momenti in cui i pazienti mangiano senza sapere cosa stanno mangiando, senza rendersene conto, presi dalla noia, dalla rabbia, dalla fretta, dall’ansia.

Il mio secondo augurio per il 2021 è, quindi, il presente. Possiamo tutti vivere con consapevolezza ogni momento, ancorati al presente, l’unico tempo che ci è dato di vivere. In particolare, possiamo essere presenti ad ogni nostro boccone per gustarci il cibo, essere grati di poterlo mangiare e accorgerci quando siamo sazi.

Benvenuto 2021!


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Buongiorno,

in questo periodo circolano molti video e meme divertenti che ironizzano sulla nostra “clausura”. Alcuni scherzano sul fatto che, quando usciremo da casa, ne usciremo con qualche Kg in più.

Questo mi dà lo spunto per scrivervi. Come sottolineato già altre volte, il nostro peso è il risultato di un bilancio:

calorie introdotte con l’alimentazione – calorie consumate.

Ora le calorie che possiamo consumare si sono ridotte, visto che non ci stiamo più allenando in palestra e molti sono a casa tutto il giorno perché lavorano da casa oppure perché l’azienda ha momentaneamente chiuso. Ad ogni modo, le occasioni per muoversi si sono ridotte.

Gestire il peso, quindi, è una sfida in questo periodo più che mai.

Prima di tutto possiamo approfittare di questo periodo per capire se davvero per noi è importante controllare il nostro peso. Siamo liberi di assumerci la responsabilità di decidere che non è importante per noi in questo momento occuparci del nostro peso.

Se, invece, accettiamo la sfida e non vogliamo che il nostro peso aumenti sarà utile agire sui due fronti.

Primo frontequello che mangiamo. Cerchiamo di capire se mangiamo per noia, ansia o preoccupazione: in questo caso invece di arrenderci al desiderio di mangiare, possiamo prenderci qualche minuto per osservare la nostra emozione e la tentazione di mangiare diminuirà gradualmente.

Riscopriamo il senso di fame e alimentiamoci seguendo i cicli di fame e sazietà, finemente regolati dal nostro organismo. Riscontro spesso avversione verso la sensazione della fame, anche della paura, a volte i pazienti spiegano di aver paura di svenire per la fame. Questa potrebbe essere l’occasione giusta per verificare che la fame e la sazietà sono entrambi segnali importanti da non temere, anzi da ascoltare per rispettare il nostro corpo. Inoltre, questa nuova situazione in cui ci troviamo ci regala del tempo che possiamo investire nel miglioramento della qualità di quello che mangiamo: possiamo impiegarlo per dar sfogo alla nostra creatività ai fornelli e ridurre drasticamente il consumo di alimenti già pronti. Verdure fresche con cui preparare minestroni, condimenti per la pasta, contorni nuovi; pizza, gnocchi, pasta all’uovo, pane, ma anche torte, biscotti… miglioriamo la qualità di quello che mangiamo, sempre con un occhio alla quantità.

Secondo fronte di azione: quello che consumiamo. Stare a casa non vuol dire necessariamente spostarsi dal letto al divano e ritorno. Certamente, questa è un’ottima occasione per riposarci e per dormire serenamente, ma ci si riposa e si dorme meglio se durante il giorno si è fatta un po’ di attività fisica. Sul web ed i vari social si trovano davvero infinite proposte per fare attività fisica: cercate sempre qualcosa di adeguato al vostro stato fisico, non rischiate di infortunarvi.

Io vi suggerisco:

  1. una pulizia approfondita della casa: possiamo dedicarci alle famose pulizie di primavera, fare con calma quello che durante l’anno non abbiamo mai il tempo di fare.
  2. Per chi abita in un condominio, finalmente portare fuori la spazzatura può diventare un’attività ambita, se, infatti, scendiamo e saliamo usando le scale, è un ottimo modo per fare attività fisica.
  3. Su un post ho letto di una bella proposta di acquistare (on line oppure nel negozio in cui facciamo la spesa di generi alimentari) dei vasi di fiori per abbellire i balconi (per chi non ha la fortuna di avere un giardino): anche il giardinaggio ci aiuta a fare movimento ed ha, inoltre, il vantaggio di dover essere praticato all’aria aperta, aria aperta di cui in questo periodo stiamo godendo molto poco.
  4. EpiCentro, il portale per l’informazione epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, sta mettendo a disposizione delle schede su come fare attività fisica in casa in base alle diverse fasce di età (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-stili-vita-attivita-fisica).
  5. Infine, un suggerimento cartaceo: il libro di B. Anderson Stretching, Edizioni Mediterranee. Durante l’anno molti privilegiano attività come camminata, corsa, nuoto oppure allenamenti con i pesi, ma pochi si dedicano ad esercizi di allungamento. “Lo stretching non è stressante. È una tecnica tranquilla, rilassante e non competitiva”: quindi rilassiamoci, spegnendo cellulari, PC, tablet e TV, e magari, quando questo periodo sarà concluso, continueremo a fare questi esercizi ad integrazione delle nostre camminate, corse, allenamenti…

Ricordiamoci che andrà tutto bene, se ci impegneremo 😉

 


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Buongiorno, 🙂

alcuni di voi saranno già in vacanza, altri le staranno sognando. Spero che tra una camminata e una nuotata, vi rimanga del tempo per un po’ di riposo e, perché no, di lettura.

Vi propongo questo agile libro “Scegli di vivere. Cambiamento e gusto della vita” scritto da Simone Olianti. Lascia un senso di piacevolezza e si può interrompere la lettura e poi riprendere senza difficoltà, è molto discorsivo. Non riguarda direttamente l’alimentazione, ma riguarda la vita e quanta parte della vita ruota attorno al mangiare!

Porto alla nostra attenzione uno dei passaggi dove l’autore suggerisce di “Prendere strade nuove. Infatti, se fai le cose come le hai sempre fatte arriverai alle solite conclusioni“.

Faccio un esempio dei non-posso-assolutamente-cambiare-questo che sento più spesso: 😯

  1. Non posso mangiare più lentamente;
  2. Non posso fare attività fisica (attività, non esercizio!);
  3. Non posso mangiare la pizza bevendo acqua:
  4. Se non mangio … (ogni 3 ore, almeno 120 g di pasta…), poi mi sento male/svengo/casco in terra.

Mi fermo qui e vi invito a sfruttare le vacanze per aumentare la fiducia nelle vostre capacità: potete realizzare il cambiamento che desiderate! Provate, buttatevi! Io osservo la fioritura di tanti pazienti ogni settimana e dal mio punto di vista privilegiato incoraggio voi e me: ce la possiamo fare!

Buone vacanze! 😎

 


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Buongiorno!

Il 4 gennaio sono entrata negli spogliatoi della palestra e una delle signore che frequentano insieme a me stava facendo un sondaggio sugli auguri: vi infastidisce o meno ricevere ancora auguri di buon anno il 4 gennaio, quando l’anno è iniziato da ben 4 giorni? 😕

Considerando che un anno è composto da 365 giorni, secondo me gli auguri sono graditi almeno… per i primi 90 giorni! 😉

Quindi, inizio la serie degli articoli del 2019 con un augurio: che possiamo scegliere, coltivare e acquisire una buona abitudine. Una soltanto, magari piccola.

Se, per esempio, abbiamo l’abitudine di mangiare sul divano dopo cena o di rimandare la camminata, proviamo a fare qualcosa di diverso: scegliere una sera a settimana in cui sul divano lavoreremo all’uncinetto (per fare un esempio…) e quindi non mangeremo, oppure, una sera a settimana in cui non staremo proprio sul divano, ma usciremo!

Rimandiamo sempre la camminata? Prendiamo l’abitudine, i giorni in cui vorremmo camminare, di indossare le scarpe da ginnastica o di portarle con noi. È un inizio, piccolo. Ma senza inizio, non può esserci svolgimento.

Iniziamo gradualmente, da un impegno che ci sembra piccolo, fattibile, alla nostra portata. Non sarà facile perché non siamo abituati a farlo.

Usiamo la forza di volontà per costruire una buona abitudine, non disperdiamola su molti complicati propositi e soprattutto non investiamola su propositi che inizino col “non”, cioè per imporci una privazione! È importante scegliere, perché la forza di volontà è una riserva che si consuma, come si consuma una batteria, perciò cerchiamo di impegnarla per prendere una buona semplice abitudine. Una. Il resto verrà da sé. Per esempio:

  • fare un esercizio di allungamento muscolare al risveglio;
  • offrirsi di portare fuori il cane per una passeggiata un dopo cena a settimana;
  • camminare in pausa pranzo una volta a settimana;
  • bere un bicchiere pieno di acqua a metà mattina;
  • rinunciare all’auto un giorno a settimana ed usare i piedi o la bicicletta;
  • mangiare un frutto a colazione;

💡 Piccoli cambiamenti fanno una grande differenza nel lungo periodo.

Buon 2019! 😀


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Buongiorno! 🙂

Avevo già iniziato a scrivere un articolo sulle etichette degli alimenti, quando mi sono resa conto che avvicinandosi la primavera si ha forse il desiderio di una lettura… meno tecnica.

Per le etichette aspettiamo aprile!

Non so quanti di voi abbiano familiarità con alcuni racconti biblici. Ve ne riassumo in breve uno* (non me ne vogliano teologi e biblisti!): un capo di un esercito, un uomo rispettato e potente, Naamàn, è malato di lebbra. Il suo sovrano lo invia in Israele dal profeta Eliseo affinché lo guarisca. Naamàn, con tutto il suo imponente seguito di servi e ricchezze, arriva da Eliseo che gli invia un messaggero per dirgli di bagnarsi sette volte nel fiume Giordano per guarire. Naamàn si sdegna e si adira.  Grazie anche all’intervento dei suoi servi, decide poi di provare il rimedio suggerito e guarisce.

Perché ho riportato questo brano? Perché molte volte io e anche i miei pazienti siamo come Naamàn: se la soluzione è semplice non la vogliamo. Anzi! Certo chi ce la propone è un incompetente, uno che non sa fare il proprio lavoro.

Perché? Penso che ci siano vari motivi, per esempio “il mio problema per me è importante, quindi si merita una soluzione complessa, spettacolare” o ancora, come una paziente particolarmente acuta ha sottolineato: “seguendo quello che mi hai detto ho risolto il mio problema, ma ci sono rimasta male, perché vuol dire che la responsabilità di stare bene è mia”. Wow! Che riflessione!

Veniamo a qualche esempio pratico, sperimentato con i pazienti. Ne ho selezionati tre, ma ce ne sono molti altri. Sottolineo che le soluzioni semplici di cui parlo, non sono semplicistiche, superficiali, hanno ovviamente tutte una prova scientifica alla base, altrimenti non le proporrei.

Primo esempio. Paziente che lamenta irregolarità intestinale con tendenza alla stipsi. Visto che consuma già una buona quantità di fibra, la incoraggio ad aumentare il consumo di acqua. Scetticismo. Non al primo incontro successivo, ma al secondo mi comunica che ha provato e… ha risolto! Ed è la paziente a cui devo la brillante riflessione su riportata.

Quindi, tenendo presente che ognuno ha una propria regolarità intestinale, una buona quantità di fibra, una buona quantità di acqua e una buona quantità di attività fisica sono una garanzia di conservare questa regolarità.

Secondo esempio. Paziente che lamenta stanchezza, mancanza di energia. Gli esami biochimici sono a posto, il medico non ha riscontrato patologie. Informo la paziente che, oltre a bere circa 2 litri di acqua distribuita nella giornata (l’acqua ha molte proprietà! https://www.assaporalasalute.it/non-perdiamoci-in-un-bicchier-dacqua/), consumare tre porzioni di frutta e due porzioni di verdura al giorno potrebbe aiutarla, visto che frutta e verdura contengono, tra l’altro, antiossidanti (vitamina C, carotenoidi, composti fenolici, tocoferoli) e minerali (selenio e zinco). Al primo incontro di monitoraggio, la paziente è radiosa: confessa che non ci avrebbe creduto, ma davvero consumando regolarmente frutta e verdura (e seguendo uno stile di vita sano) si sente più energica e vitale!

Quindi: consumiamo quotidianamente 5 porzioni tra frutta e verdura, variamo la qualità, scegliamo prodotti freschi e di stagione!

Terzo esempio. Paziente che svolge un lavoro mentale tutto il giorno, anche per più di otto ore. Lamenta di perdere la concentrazione, di fare fatica ad ascoltare. Il medico non ha riscontrato patologie. Al mattino consuma una piccola colazione e a pranzo evita accuratamente pane e pasta. Le propongo un pranzo che includa pane e pasta nelle giuste quantità. Ovviamente è scettica perché teme che non dimagrirà e non vede il collegamento tra il pane e la pasta e la sua difficoltà di concentrazione. Conclusione: quando la incontro di nuovo, con meraviglia mi racconta che da quando mangia pane o pasta a pranzo il pomeriggio riesce a svolgere il suo lavoro molto meglio! Confessa che non se lo aspettava proprio.

Quindi: tutti i macronutrienti, carboidrati (https://www.assaporalasalute.it/i-carboidrati-questi-sconosciuti/), lipidi e proteine, sono importanti per noi nelle giuste proporzioni. Non eliminate niente, affidatevi a personale qualificato.

 

Non servono rimedi spettacolari per continuare a stare bene, servono buone abitudini giornaliere!

E quando non si sta bene… serve il medico! Nessuna figura strana o fai da te basato su internet.

 

Buona primavera e buona Pasqua a tutti! 😎

 

*2Re 5, 1 – 15a


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Buongiorno! 🙂

Il 2018 è iniziato da quasi un mese, ormai, ed io ho quasi ultimato le visite di monitoraggio del peso di pazienti che per l’ultima volta avevo incontrato prima di Natale.

Questo mi fornisce lo spunto per l’argomento di questo articolo: gli ingozzatori. Non che ci si imbatta in questi solo durante le festività, certamente, però, più spesso durante le feste, dato che aumentano le occasioni conviviali.

Gli ingozzatori sono quelli che ti invitano a casa propria con l’unico scopo di alimentarti il più possibile. Scrutano con attenzione il tuo piatto e, quando sta per svuotarsi – non aspettano neppure che sia vuoto – lesti, lo riempiono. A un timido cenno di protesta, possono rispondere in più modi, ma in generale, le opzioni più frequenti rientrano in due categorie:

  • Non ti piace?!?
  • Non sarai mica a dieta?!?

In un caso si insinua il senso di colpa, nell’altro quello di vergogna.

E non è detto che questi ingozzatori agiscano soltanto a casa, possono trovarsi anche a cene organizzate in locali, o a buffet di festeggiamenti.

Come difendersi senza risultare scortesi?

In un libro interessante ed utile per molti aspetti* ho trovato un paragrafo dedicato proprio alle strategie per dire no a questi ingozzatori.

Una tattica potrebbe essere quella di prendere una minuscola porzione iniziale, lodare ogni (piccolo) boccone che mangiamo e poi chiederne con entusiasmo un’altra. A questo punto, dovremmo poter tranquillamente declinare il tris, visto che abbiamo richiesto il bis!

Tuttavia, se il pranzo prevede dieci portate, può essere necessario semplicemente dire no:

  1. Sembra davvero delizioso. Se solo avessi ancora del posto!
  2. Non riesco davvero a mangiare un boccone in più.
  3. Se ne mangio un altro morso, esplodo. Mi piacerebbe, però, poterne portare un po’ a casa!
  4. Mamma, so che vorresti che io ne mangiassi di più, ma sono pieno. Visto che il cibo è il tuo modo per esprimermi affetto, perché, invece di riempirmi il piatto, non mi dai un abbraccio?

Vi assicuro, per esperienza personale, che la numero tre riscuote molto successo, gratifica molto la cuoca o il cuoco e, inoltre, vi fa risparmiare il giorno dopo il tempo ai fornelli. Ma non esagerate con la quantità che vi portate a casa! 😉

Vorrei aggiungere altre due possibili strategie per declinare.

La prima è di una mia paziente che, quando le amiche insinuano che lei mangi troppo poco perché a dieta, risponde:

  1. Non sono a dieta, semplicemente non voglio ingrassare!

L’altra l’ho vista in atto ad un rinfresco serale dopo una riunione. Alcune donne avevano cucinato dolci molto appetitosi e li offrivano con entusiasmo, riuscendo a vincere varie proteste.

Una signora anziana, sorridendo e guardando negli occhi l’ingozzatrice, disse semplicemente:

  1. Grazie, ma non ho fame.

Che semplicità!

Ricordiamolo: quando siamo in salute, si mangia, quando si ha fame (biologica). Non per noia, gola, nervosismo, accondiscendenza…

Si mangia, se, e solo se, si ha fame!

 

Buon 2018 in forma! 😎

 

*Breitman, P., Hatch, C. How to say no without feeling guilty. 2000


Dott.ssa Erika Rossi
20 dicembre 2017
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Buongiorno! ?
Oggi parliamo di… coraggio.

Sentiamo una voce autorevole dei primi anni del 1800: “… ci vuole coraggio sia a prevenire l’obesità, sia a guarirne.” *

E leggiamo il vocabolario on line della Treccani alla voce coraggio: “Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio (…)”.

Non si può negare che intraprendere un percorso di dimagrimento richieda sacrificio. Sono necessari dei cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita in generale che, almeno all’inizio, richiedono un grande impegno.

Allora qui vorrei lodare il coraggio di tanti miei pazienti, facendo solo alcuni esempi.

Il coraggio di chi:

  • tutte le mattine ha deciso di alzarsi mezz’ora prima per fare esercizio;
  • tutti i giorni cucina innumerevoli piatti diversi, perché non è riuscito a convincere la famiglia a seguirlo nel suo cambiamento o perché i vari membri della famiglia mangiano ad orari diversi;
  • nonostante sia finita una relazione, e si trovi quindi in un periodo emotivamente difficile, è deciso comunque ad impegnarsi per uno stile di vita più sano;
  • è riuscito a dire basta alla mamma che continuava ad offrire cibo in quantità da sfamare un esercito;
  • ha inserito due sere dopo cena una camminata sul tappeto meccanico perché proprio di più al momento non può fare;
  • non si è smarrito durante un buffet, ma è riuscito ad avere consapevolezza delle sue scelte;
  • ha comprato il contapassi e registra fedelmente i progressi;
  • ha imparato a leggere le etichette e a scegliere di conseguenza;
  • vuole migliorare il suo stile alimentare per aiutare i figli a non avere problemi col peso;
  • ogni giorno cucina un piatto diverso, sano e bello, senza cedere mai alla routine;
  • resiste allo spuntino dopo cena sul divano;
  • ha scoperto che andare in bicicletta gli piace e fa bene, anche all’ambiente;
  • si sforza di cucinare ogni giorno, anche se vive da solo;
  • sgarra (ai pazienti piace molto questo termine), ma poi recupera, più determinato di prima;
  • ha iniziato a camminare e ha scoperto che può fare a meno dell’auto quasi sempre;
  • di fronte a un inaspettato problema di salute di un genitore, ha comunque deciso di trovare il tempo e la forza per portare avanti il cambiamento del proprio stile di vita, perché ha acquisito la consapevolezza che solo stando bene potrà aiutare gli altri;
  • trova sempre il modo di fare attività fisica: si è rotto il tapis roulant? Sale le scale 50 volte al giorno! Fa troppo freddo per camminare fuori? Corre in casa!
  • alle cene organizzate in cui ognuno porta qualcosa, è andato controcorrente e ha portato verdura e frutta per tutti.

Davvero, complimenti a tutti voi! E auguri di cuore un Natale ricco di soddisfazione:

buon Natale, pazienti coraggiosi! 😀

 

*Brillat-Savarin J.A., Fisiologia del gusto o meditazioni di gastronomia trascendente, Slow Food Editore, 2008.


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Buon pomeriggio! 🙂

Oggi parliamo di quali sono le premesse perché un percorso di perdita di peso abbia un buon esito.

Mi sono imbattuta in questo pensiero che vi riporto:

“La volontà si rapporta alla chiara conoscenza del fine, all’onesta decisione e a un certo allenamento. Fintanto che un uomo cade nell’errore di credere che ogni tentativo per giungere a una determinata meta è destinato a priori a fallire, non potrà mai compiere alcunché di buono per sé: anche solo per il fatto che non smentisce volentieri se stesso.” *

Dunque,

  1. chiara conoscenza del fine;
  2. onesta decisione;
  3. certo allenamento.

Declinando queste indicazioni in relazione al percorso di cambiamento dello stile di vita, risulta quindi fondamentale che si abbia chiaro il proprio fine: pesare 70 Kg? Perdere 5 Kg? Avere una circonferenza vita inferiore? Migliorare i valori delle analisi sanguigne? Tornare ad indossare i jeans di 10 anni fa? Etc. etc. Vale anche la pena di domandarsi perché abbiamo proprio questo obiettivo.

Dopodiché si deve decidere con onestà di iniziare un percorso, che certo richiederà impegno. Decidere con onestà significa che si immagina che ci saranno dei cambiamenti da fare e che si è pronti ad impegnarsi per farli, senza scuse.

A questo proposito, ecco una lista degli alibi più frequenti: ho un peso eccessivo per colpa…

  • della genetica: non mangio niente eppure ingrasso;
  • di motivi psicologici: sono costretto a mangiare a mezzanotte, altrimenti non mi addormenterò mai;
  • di questioni sociali: in casa non cucino io e non posso decidere, oppure il lavoro mi costringe alla sedentarietà e a un’alimentazione scorretta.

C’è del vero, visto che l’obesità è definita come una patologia ad eziologia multifattoriale, quindi il patrimonio genetico del soggetto, la psicologia dell’individuo, la società in cui il malato vive sono tutte possibili cause dell’obesità. Ma non possiamo scordarci che le nostre decisioni contano e possiamo allenare la nostra volontà.

Infatti, il terzo punto è proprio un certo allenamento. Come ci si allena per raggiungere un risultato sportivo? Con costanza, regolarità e tanto impegno. Allo stesso modo ci si allena per conseguire un risultato in termini di cambiamento dello stile di vita.

Queste sono le premesse perché la volontà ci sostenga in tutto il percorso di cambiamento e anche dopo.

Ricordatevi comunque che non siete soli e il professionista, medico o dietista, che avete scelto per  guidarvi nel percorso, vi aiuterà.

 

 

* Frankl V.E., Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana, Brescia 2005.


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Buon giorno! 🙂

Oggi parliamo di chi dice sempre sì. Ho osservato che molti dei miei pazienti con problemi di eccesso ponderale, in particolare le donne, ma in ambiti diversi anche gli uomini, sono persone generose e altruiste. Sempre disponibili ad aiutare. Sempre.

Succede, così, che il tempo che possono destinare a prendersi cura di sé svanisca tra il prendersi cura della madre sempre, anche quando potrebbero farlo i fratelli, il rassettare la casa, cucinare per i figli e il marito, badare ai nipotini, aiutare un amico, fare parte del lavoro del collega, non riuscire a non fare straordinari etc. etc.

Tutte attività fatte con piacere, anzi con amore, ma che in alcuni casi possono essere delegate. Est modus in rebus. C’è una misura nelle cose, anche nella disponibilità.

Quando si prende la decisione di iniziare un percorso di cambiamento di stile di vita, si è già iniziato a capire che è importante trovare del tempo per sé: per cucinare, fare attività fisica, rilassarsi.

Questo vuol dire che si dovranno trascurare gli affetti? Assolutamente no!

Ricordiamoci che se non troviamo il tempo di portare l’auto a fare il tagliando, questa avrà vita breve. Investire su di noi è un modo per rimanere con i nostri cari più a lungo. Oltre al fatto che alcune incombenze possono essere semplicemente delegate (per favore, puoi sparecchiare tu stasera e io ne approfitto per fare mezz’ora di cyclette?) o incastrate meglio nelle nostre giornate (certo mamma che andrò in banca per te, lo farò domani mattina quando avevo già in programma di andarci anche per me).

È utile riservarsi dei tempi precisi che siano assolutamente tabù, dei tempi solo per noi. Un giardino segreto di tempo per noi. Inviolabile. Cinque minuti al giorno? Un giorno alla settimana? Ognuno decida secondo quello che sente. Ricordate: dire no a una richiesta a volte è positivo, anzi doveroso! 😉


Studio

A Prato, nella zona di Paperino,
presso gli Studi Medici della P.A.
Prato Sud
in via Fosso del Masi 110/112

Contatti

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Per informazioni o per prenotare
un appuntamento: (+39) 349 55 81 944

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