Frutta&verdura

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Gabriele, un amico della palestra, un bravo cuoco, mi ha inviato la foto di un piatto da lui cucinato chiedendomi se lo conoscevo: la vignarola romana. ❓

Sono andata a cercare online, la Treccani spiega: Nome laziale di una vivanda di verdure primaverili molto appetitosa… ❗ Ho chiesto a Gabriele la sua ricetta per poterla proporre ai pazienti in questo periodo. Ve la riporto:

➡ “Gli ingredienti per la ricetta sono :
  • Un bel cipollotto,
  • carciofi (mammole, se non ci sono, va bene il carciofo comune nostro),
  • piselli freschi di stagione,
  • fave,
  • lattuga romana,
  • basilico fresco e mentuccia,
  • sale,
  • pepe,
  • olio extravergine di oliva. I romani ci mettono il guanciale all’inizio facendolo sudare e adoperano i suoi grassi invece dell’olio extravergine di oliva.

Procedimento:

Si comincia sbucciando i piselli e le fave. Vi ricordo che in cucina non si butta via niente, per cui i baccelli dei piselli, tolte le punte e lavati per bene, si mettono in una pentola con acqua, così come gli scarti del cipollotto, e le foglie dei carciofi, quelle esterne e le punte, e ci si fa un bel brodo che servirà per bagnare la nostra vignarola. Dopo i piselli e le fave, si puliscono i carciofi,  si tagliano a julienne e si mettono in acqua acidulata con del limone. Si lava la lattuga per bene.

A questo punto si comincia a cucinare. Il cipollotto, tagliato a rondelle fini, lo si fa sudare in un tegame (di coccio possibilmente) con 6 cucchiai di olio extravergine di oliva poi si aggiungono i carciofi e si bagnano col brodo (di cui abbiamo parlato sopra), e si fanno andare a fuoco basso per una decina di minuti; dopodiché si aggiungono le fave,  altro brodo, poi i piselli. A questo punto saliamo e portiamo tutto quasi a cottura, aggiungiamo della menta e del basilico fresco, abbondate se vi piace. Tagliamo l’insalata romana a listarelle e la cuociamo per 30 secondi (lasciatela un po’ croccante). Il mio tocco? Prendete del pepe in grani e in un padellino tostatelo due minuti, con la lama di un coltello o con un pestello schiacciatelo e mettetelo nella vignarola, sprigionerà tutto il suo aroma. I romani da ultimo ci grattano sopra del pecorino romano, perché dicono che con le fave ci sta bene .

Buon appetito!”

Che altro aggiungere? Potremmo parlare degli ortaggi, della stagionalità, dell’olio extra vergine di oliva, del sale, del significato di dieta sostenibile, del tempo, del cucinare, della fibra, dell’indice glicemico…

Un’altra volta. Adesso, facciamo la spesa e cuciniamo! 😉

 


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Buongiorno,

in questo periodo circolano molti video e meme divertenti che ironizzano sulla nostra “clausura”. Alcuni scherzano sul fatto che, quando usciremo da casa, ne usciremo con qualche Kg in più.

Questo mi dà lo spunto per scrivervi. Come sottolineato già altre volte, il nostro peso è il risultato di un bilancio:

calorie introdotte con l’alimentazione – calorie consumate.

Ora le calorie che possiamo consumare si sono ridotte, visto che non ci stiamo più allenando in palestra e molti sono a casa tutto il giorno perché lavorano da casa oppure perché l’azienda ha momentaneamente chiuso. Ad ogni modo, le occasioni per muoversi si sono ridotte.

Gestire il peso, quindi, è una sfida in questo periodo più che mai.

Prima di tutto possiamo approfittare di questo periodo per capire se davvero per noi è importante controllare il nostro peso. Siamo liberi di assumerci la responsabilità di decidere che non è importante per noi in questo momento occuparci del nostro peso.

Se, invece, accettiamo la sfida e non vogliamo che il nostro peso aumenti sarà utile agire sui due fronti.

Primo frontequello che mangiamo. Cerchiamo di capire se mangiamo per noia, ansia o preoccupazione: in questo caso invece di arrenderci al desiderio di mangiare, possiamo prenderci qualche minuto per osservare la nostra emozione e la tentazione di mangiare diminuirà gradualmente.

Riscopriamo il senso di fame e alimentiamoci seguendo i cicli di fame e sazietà, finemente regolati dal nostro organismo. Riscontro spesso avversione verso la sensazione della fame, anche della paura, a volte i pazienti spiegano di aver paura di svenire per la fame. Questa potrebbe essere l’occasione giusta per verificare che la fame e la sazietà sono entrambi segnali importanti da non temere, anzi da ascoltare per rispettare il nostro corpo. Inoltre, questa nuova situazione in cui ci troviamo ci regala del tempo che possiamo investire nel miglioramento della qualità di quello che mangiamo: possiamo impiegarlo per dar sfogo alla nostra creatività ai fornelli e ridurre drasticamente il consumo di alimenti già pronti. Verdure fresche con cui preparare minestroni, condimenti per la pasta, contorni nuovi; pizza, gnocchi, pasta all’uovo, pane, ma anche torte, biscotti… miglioriamo la qualità di quello che mangiamo, sempre con un occhio alla quantità.

Secondo fronte di azione: quello che consumiamo. Stare a casa non vuol dire necessariamente spostarsi dal letto al divano e ritorno. Certamente, questa è un’ottima occasione per riposarci e per dormire serenamente, ma ci si riposa e si dorme meglio se durante il giorno si è fatta un po’ di attività fisica. Sul web ed i vari social si trovano davvero infinite proposte per fare attività fisica: cercate sempre qualcosa di adeguato al vostro stato fisico, non rischiate di infortunarvi.

Io vi suggerisco:

  1. una pulizia approfondita della casa: possiamo dedicarci alle famose pulizie di primavera, fare con calma quello che durante l’anno non abbiamo mai il tempo di fare.
  2. Per chi abita in un condominio, finalmente portare fuori la spazzatura può diventare un’attività ambita, se, infatti, scendiamo e saliamo usando le scale, è un ottimo modo per fare attività fisica.
  3. Su un post ho letto di una bella proposta di acquistare (on line oppure nel negozio in cui facciamo la spesa di generi alimentari) dei vasi di fiori per abbellire i balconi (per chi non ha la fortuna di avere un giardino): anche il giardinaggio ci aiuta a fare movimento ed ha, inoltre, il vantaggio di dover essere praticato all’aria aperta, aria aperta di cui in questo periodo stiamo godendo molto poco.
  4. EpiCentro, il portale per l’informazione epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, sta mettendo a disposizione delle schede su come fare attività fisica in casa in base alle diverse fasce di età (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-stili-vita-attivita-fisica).
  5. Infine, un suggerimento cartaceo: il libro di B. Anderson Stretching, Edizioni Mediterranee. Durante l’anno molti privilegiano attività come camminata, corsa, nuoto oppure allenamenti con i pesi, ma pochi si dedicano ad esercizi di allungamento. “Lo stretching non è stressante. È una tecnica tranquilla, rilassante e non competitiva”: quindi rilassiamoci, spegnendo cellulari, PC, tablet e TV, e magari, quando questo periodo sarà concluso, continueremo a fare questi esercizi ad integrazione delle nostre camminate, corse, allenamenti…

Ricordiamoci che andrà tutto bene, se ci impegneremo 😉

 


Dott.ssa Erika Rossi
20 dicembre 2018
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Buongiorno! 🙂

Meno di una settimana ci separa dal Natale e dal… pranzo di Natale! Quindi oggi parliamo di… quante calorie assumeremo col solo pranzo di Natale? Ne abbiamo un’idea?

Faccio l’esempio di un menu medio, non troppo abbondante, né frugale:

  • Antipasto: 3 crostini con paté di fegatini e 2 – 3 fette di prosciutto crudo con una fetta piccola di pane (30g);
  • Primo piatto: un piatto (80g) di pasta al ragù di carne;
  • Secondo piatto: arista 5 fette, patate arrosto, piselli e una fetta di pane (50g);
  • Dessert: una fetta di panettone, due datteri e un po’ di frutta secca
  • Bibite: un bicchiere di vino rosso, un bicchiere di spumante e un bicchiere di amaro.

Ecco il conto:

  • Pane per i crostini, col prosciutto, col secondo circa 100g quindi 267 Kcal +
  • Paté di fegato circa 20g quindi 68 Kcal +
  • Prosciutto crudo sgrassato circa 25g quindi 40 Kcal +
  • 80g (a crudo) di pasta hanno circa 285 Kcal +
  • Ragù circa 50g diciamo circa 60 Kcal +
  • Arista 3-5 fette (dipende dallo spessore, olio compreso) circa 260 Kcal +
  • Patate arrosto (una patata media, olio compreso) circa 200 Kcal +
  • 3-4 cucchiai di piselli circa 100 Kcal +
  • Una fetta di panettone (100 g) circa 300 Kcal +
  • 2-3 datteri circa 70 Kcal +
  • Una trentina di pistacchi circa 180 Kcal +
  • 2 bicchieri tra vino e spumante e un bicchierino di amaro circa 240 Kcal

Totale: 2100 Kcal. 😮

Molto dipende dai metodi di cottura, i menu saranno diversi, alcuni di noi mangeranno probabilmente di più, altri (spero i miei pazienti! 😉 ) di meno.

Alcune osservazioni:

  1. È molto frequente che il pranzo di Natale sia carente di verdura e frutta. Potrebbero costituire la vostra cena: un minestrone di verdura e un frutto. 💡
  2. Prosecco, vino, spumante, amaro… e l’acqua? Ricordiamoci di bere acqua, anche a Natale!
  3. Quanto movimento dovremmo fare per consumare almeno metà pranzo (circa 1000 Kcal)?
    1. Giocare a biliardo per circa 5 ore…
    2. Camminare in maniera rilassata (a una velocità di 3 Km/ora) per 4 ore e mezzo: se il pranzo di Natale terminasse alle 16, per le 20.30 saremmo di ritorno!
    3. Giocare a pallavolo per 4 ore: magari aspettiamo Santo Stefano per saltare…
    4. Pulire a fondo casa per 3 ore consecutive, senza pause. Pulire proprio il giorno di Natale, però…
    5. Giocare a tennis per 2 ore. Potremmo coinvolgere anche un altro oberato commensale!
    6. Correre per 1 ora. Si può fare. Magari a digestione conclusa.

In ogni caso, che durante il pranzo di Natale ingurgitiate calorie che potrebbero sostentarvi per tre settimane o che digiuniate, vi porgo i miei auguri di un Natale felice e di un 2019 ricco di salute e sobrietà.

Auguri! 😀


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Buongiorno! 🙂

“Vivere per lavorare o lavorare per vivere…” cantava Lo Stato Sociale a Sanremo qualche mese fa. Questo verso mi è tornato in mente ascoltando l’ondata dei nuovi pazienti che la fine delle vacanze, con tutti i buoni propositi che ne conseguono, ha portato con sé.

Oggi vorrei parlare proprio di come il lavoro che svolgiamo influenzi il nostro modo di mangiare.

Non vi ho mai taciuto che un percorso di cambiamento del peso che abbia successo, cioè alla cui conclusione il peso rimanga stabile, richiede impegno e, quindi, sacrificio. Per tutti, di ogni età, sesso e stato lavorativo.

Alcuni lavori, però, sembra che presentino più difficoltà di altri. Come ripeto sempre ai miei pazienti, però, per tutto c’è un rimedio. Almeno in campo dietetico! 😉

 

Propongo due casi con nomi di fantasia. Il primo è Giuseppe che svolge un lavoro itinerante, che lo costringe a mangiare sempre fuori casa, in zone diverse, il secondo è il caso di Maria che sta quasi tutto il giorno a casa per accudire due bambini piccoli.

Giuseppe lamenta di non avere orari fissi per il pranzo e di non sapere mai dove pranzerà, quindi di non poter organizzare il pasto.

Parlando, scopriamo che, in realtà, esiste la possibilità di organizzare l’agenda in modo che il pranzo sia sempre tra le 13 e le 13.30.

Inoltre, anche non potendo o volendo cucinarsi qualcosa a casa, è sempre possibile fare delle scelte salutari anche pranzando fuori, anzi, ci sono sempre più locali che offrono opzioni salutari. Nel caso di Giuseppe, potrà scegliersi un primo e abbinarci delle verdure, valutando bene la ricchezza del condimento del primo piatto e regolando di conseguenza l’olio che utilizzerà sulle verdure, che chiederà di avere scondite. Concluderà con una coppetta di macedonia o un frutto; se il locale non prevede proprio frutta, Giuseppe avrà sempre con sé un frutto “di emergenza”.

Ciliegina sulla torta, Giuseppe riesce a tornare a casa per le 18.30 massimo e la moglie rincasa circa due ore dopo. Due ore per rilassarsi con l’attività fisica preferita dopo la giornata trascorsa tra auto e riunioni!

💡 Quindi, se il lavoro vi costringe ad essere itineranti, non demordete: potrete non organizzarvi ugualmente bene tutti i giorni, ma la perfezione non è di questo mondo e un buon compromesso è possibile!

 

Maria, invece, ha due figli, una bimba di quattro anni e una di due anni. Il marito per lavoro pranza fuori, mentre cena a casa. La difficoltà che espone Maria è quella di essere tentata dalle leccornie che vede tutto il giorno attorno a sé e che, spesso, spilluzzica.

Prima osservazione: avere bambini piccoli non deve essere un alibi per fare scorte di biscotti, gelati, merendine… Anzi, Maria deve diventare consapevole e orgogliosa del suo importante ruolo di educatrice, anche in ambito alimentare. Quindi, la prima strategia è quella di eliminare le tentazioni.

La seconda è quella di stabilire degli orari e dei luoghi in cui fare uno spuntino programmato: ad esempio, alle 10.30, in cucina, a tavola apparecchiata, seduta, mangerò una fetta di pane con un po’ di olio.

E per l’attività fisica? Dopo pranzo il figlio piccolo dorme per circa due ore, mentre la figlia maggiore è ancora all’asilo. Ecco un buon momento per fare esercizi seguendo applicazioni o video, oppure pedalare un po’ su una cyclette leggendo.

💡 Quindi, passate molta della vostra giornata tra le quattro mura domestiche? Nessun problema! Pianificate gli spuntini e fate scorta soltanto di opzioni alimentari salutari!

 

Questi sono solo due esempi, trattati brevemente. Il messaggio che vorrei che rimanesse è che non c’è nessun lavoro che sia un impedimento insormontabile a uno stile di vita che vi faccia stare meglio. Non dubitatene! 😀


Dott.ssa Erika Rossi
20 settembre 2018
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Buongiorno! 🙂

Abbiamo superato la metà di settembre e lo shock da fine vacanze 😉 . Magari, durante l’estate, sotto l’ombrellone o su un prato di montagna abbiamo potuto dedicarci a letture che avevamo messo da parte durante l’anno.

Riapro quindi la stagione degli articoli mensili con un argomento che non ho mai trattato, un interessante argomento da vacanza, secondo me, visto che apre la mente a prospettive nuove.

Quindi, oggi parliamo di alimentazione nella storia e lo facciamo con uno storico che stimo molto, il dottor Piero Gualtieri, Dottore di Ricerca in Storia Medievale, assegnista all’Università degli Studi di Firenze e socio della Incipit SS (http://www.incipitprato.com), società di ricerche archivistiche e genealogiche.

Piero, possiamo sapere cosa mangiassero i nostri avi?

Parlare di alimentazione nel tempo non è una cosa semplice. Ogni cultura, ogni epoca ha sempre gestito in maniera propria queste cose, anche perché hanno un valore sociale fondamentale.

Ovviamente, c’è grande differenza tra come mangiavano i romani, gli uomini del Medioevo o quelli del Diciannovesimo secolo. Senza contare che, se ci spostiamo sul piano geografico, queste differenze aumentano a dismisura.

Credo che molti di noi abbiano l’idea che l’organizzazione temporale: colazione, pranzo, cena, sia sempre stata questa. È così?

La scansione in tre pasti era, tutto sommato, quella prevalente. La differenza sta nell’ampiezza del pasto, cioè nella sua importanza relativa. Per esempio, in ambito Medievale, quello che conosco meglio, la cena aveva un’importanza minore rispetto agli altri pasti, soprattutto rispetto al pranzo, che avveniva a metà giornata.  La cena era consumata poco prima che calasse il sole. In ogni caso, ci sono molte differenze a seconda della classe di appartenenza: tra contadini, ricchi mercanti, monaci o soldati. Oppure tra chi era in viaggio e chi no.

E cosa puoi dirci di come era composto il pasto? Latte e biscotti a colazione? Pasta a pranzo?

C’è una differenza a seconda della classe sociale. Chi aveva maggiori disponibilità mangiava di più e diversamente. Ad esempio, Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero tra Ottavo e Nono secolo, mangiava sostanzialmente sempre e solo carne (si ammalò di gotta…). I contadini del suo tempo, invece, mangiavano molta poca carne. Per la maggioranza della popolazione, la dieta era in gran parte composta da cereali, verdure, uova e formaggio. E non scordiamoci del vino, con una gradazione alcolica inferiore rispetto al nostro, era un vero e proprio alimento. A Firenze nel Quattordicesimo secolo ne bevevano in media più di due litri a testa al giorno. In genere i contadini che lavoravano nelle terre padronali ricevevano in cambio il vitto che era sempre composto da pane, formaggio e vino. Per quanto riguarda frutta e verdura, ovviamente erano sempre di stagione, visto che non c’erano possibilità di conservazione e trasporto paragonabili a quelle odierne.

I biscotti a colazione sicuramente non c’erano nel Medio Evo. Nel Medio Evo si dolcificava col miele e non con lo zucchero, basti pensare ai dolci della tradizione italiana che, nella ricetta originaria, hanno il miele: pensate al Panforte senese. il gusto delle pietanze era in generale più agrodolce, però, rispetto al nostro. Rispondere, tuttavia, a cosa mangiassero di specifico a colazione è molto difficile. Ma non mangiavano latte e biscotti.

La pasta non veniva consumata in maniera così frequente, ancora, ma c’era sempre qualcosa ricavato dai cereali, come pane o polenta. Erano frequenti anche le zuppe. Le pietanze potevano essere adagiate su grandi fette di pane che servivano anche da piatto.

Ringrazio Piero per la disponibilità. Questo argomento meriterebbe di essere approfondito in altri articoli. Chissà!

Da dietista vorrei sottolineare tre cose 💡 :

  1. La cena dovrebbe essere ancora il pasto più leggero
  2. Mangiare frutta o verdura non di stagione e non locali ha un costo: monetario immediato per il compratore; ecologico per noi tutti; nutrizionale per l’acquirente, poiché, inevitabilmente, i prodotti avranno una minore qualità nutrizionale
  3. Si può vivere senza mangiare biscotti e simili a colazione 😉

Buona giornata a tutti! 😀


Studio

A Prato, nella zona di Paperino,
presso gli Studi Medici della P.A.
Prato Sud
in via Fosso del Masi 110/112

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